C’è un fil rouge che unisce Tavernelle a Philadelphia. E si chiama Berardo Berardi. Secondo quanto riporta Umbria Notizie Web è grazie alle ricerche archivistiche effettuate da Roberta Niccacci per il centenario della morte dell’artista che sono state ricostruite le esibizioni in America (specialmente a Chicago e Philadelphia) del cantante lirico umbro, vissuto a cavallo tra ’800 e ‘900. Per questo motivo, in chiusura del centenario, si è scelto, in occasione di un evento presso il Santuario di Mongiovino, di collegarsi in videoconferenza con il Museo della storia dell’immigrazione italiana di Philadelphia. Del resto, la città statunitense è la seconda negli Usa per numero di residenti di origine italiana e vanta forti influenze culturali italiane, anche sul versante operistico. “Parlare di opera a Philadelphia – ha spiegato Marco Circelli direttore esecutivo di Filitalia International & Foundation – significa parlare di italianità e quindi riconnettersi con la madrepatria. L’opera italiana e’ stato in passato e sara’ nel futuro uno dei punti cardini della diffusione del “Made in Italy” nel mondo, in cui il prodotto commercializzato non e’ solo il cibo di qualità, l’industria meccanica e la moda, ma si sublima in un prodotto-servizio di cultura e di conoscenza, dove l’elemento artistico si fonde in quello identitario della nostra tradizione italiana”.
Merito di grandi artisti come i direttori d’orchestra Arturo Toscanini e Ettore Panizza, grazie ai quali i capolavori operistici del Novecento sono stati piu’ volte rappresentati e sono diventati importanti punti di riferimento della cultura europea in Nord America. E merito anche del “nostrano” Berardo Berardi che arrivò per la prima volta negli Stati Uniti nell’ottobre 1910 con destinazione Chicago Opera House, che finanziò il suo viaggio di prima classe sulla nave Europa. Nel corso della stagione operistica il cantante umbro si esibì anche a Philadelphia al Metropolitan Opera House, che era collegato al teatro di Chicago. Berardo Berardi tornerà a Chicago e Philadelphia anche nella stagione successiva.
“Nelle schede di edizione delle opere allestite a Chicago e Philadelphia – ha spiegato la studiosa Roberta Niccacci – si possono trovare i nomi di tutti i colleghi di Berardo Berardi, tra i più famosi del tempo e che si sono esibiti sotto la direzione di Campanini e Perosio. A Philadelphia Berardo Berardi viene diretto anche da Toscanini”.
L’iniziativa sul centenario dell’artista è servita a sottrarre all’oblio una delle figure maggiormente rappresentative della storia della lirica italiana. Tra ‘800 e ‘900 il nome di Berardo Berardi (nato a Gualdo Cattaneo nel 1878 e morto a Tavernelle nel 1918) è risuonato nei teatri più prestigiosi italiani e stranieri fino a sconfinare più volte nelle Americhe e persino in Turchia e con molta probabilità in Russia. Oltre trecento apparizioni, senza contare le repliche. Le ricerche sull’artista come detto sono state condotte dalla corista Niccacci e sono confluite nel volume “Berardo Berardi artista di canto (1878-1918) – Racconto a più voci tra Gualdo Cattaneo e Tavernelle” (Bertoni Editore). Per la sua stesura sono stati consultati una trentina di archivi e contattati altrettanti teatri sparsi in tutto il mondo. Sono serviti dieci mesi di ricerche e fino ad oggi il libro è stato presentato una ventina di volte in molte città italiane. Ma l’interesse intorno al personaggio non si esaurisce qui. “Berardo Berardi – è stato detto in chiusura di centenario – è un buon modello ispiratore per vere e proprie iniziative di imprenditoria culturale”. E poi c’è ancora un sogno da realizzare: riascoltare la voce dello stesso artista. A tal fine Niccacci e Circelli stanno collaborando alla ricerca di una registrazione fonografica del cantante che potrà dar modo di tramandarlo con maggiore efficacia ai posteri.