“Fare il segretario regionale del Partito democratico oggi, dopo il recente ribaltone politico, è tutta un’altra cosa rispetto al passato. Dalla nascita del regionalismo in poi Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Umbria erano rimaste saldamente in mano alla sinistra social-comunista prima e al centrosinistra in seguito, fino alla vittoria – proprio qui – del centrodestra di Donatella Tesei. Quello di oggi è quindi un contesto completamente nuovo e inesplorato, dove il segretario regionale del Pd svolgerà un compito tutto da inventare”.
Malgrado qualche lusinghiera indiscrezione abbia citato anche il mio nome tra i “papabili”, posso ribadire con serenità che non mi candiderò alla segreteria. Mi sento però di offrire qualche idea che possa essere utile al dibattito.
a) Merito e bisogni – La nuova fase è una grande opportunità per il centrosinistra. Per tornare tra la gente senza il peso dell’esercizio ininterrotto del potere. Ma anche per rilanciare un programma fondato sul riconoscimento del merito in tutti i settori e sul rafforzamento di una rete di protezione sociale efficiente e inclusiva. Meritocrazia e lotta alle diseguaglianze, due principi che – se coniugati assieme – possono dare vita a una società più equa e giusta, ma anche più dinamica, efficiente e sostenibile. Queste parole emergano senza timidezza.
b) Esempio e autenticità – Il segretario sia di esempio alla comunità tutta, ispirandosi a principi di sobrietà e rettitudine. Magari ricordandosi di figure leggendarie – all’origine dei partiti di massa – come ad esempio Andrea Costa. Il primo deputato socialista d’Italia che nel 1882 entrò in un Parlamento composto esclusivamente da nobili e ricchi. Costa, uomo comune e privo di mezzi, riusciva a recarsi a Roma grazie alle collette dei braccianti e degli operai di Imola. Tratti di autenticità che gli elettori si attendono in una forza politica di matrice popolare.
c) Opposizione costruttiva – Un ex partito di governo, anche se rappresentato da figure nuove, non sarebbe credibile come opposizione “vociante”: il segretario dovrebbe indirizzare la minoranza in Regione e il centrosinistra dei municipi verso una proposta di governo alternativa alla maggioranza ma comunque capace di assicurare la serietà di un’azione costruttiva per il territorio.
d) Nessuna sete di poltrone – Anche come opposizione il Pd avrà i suoi “strapuntini”: chi si candida, dovrebbe dire con chiarezza che non correrà alle prossime elezioni parlamentari. Magari la volta successiva, ma non subito. Adesso c’è un grande bisogno di generosità.
e) Lontano dal correntismo – Preso atto che di correnti umbre nel Pd ce ne sono state fin troppe, ma che al momento sono estinte o comunque poco influenti, il segretario dovrebbe evitare sudditanze psicologiche di qualsivoglia natura e soprattutto – ancor peggio – dovrebbe scongiurare la tentazione di egemonizzare il partito con una propria corrente. Il partito sia aperto e plurale.
f) Centralità dei sindaci – Figure imprescindibili per una ripresa politica del centrosinistra umbro, vanno coinvolti in tutti gli aspetti decisionali. Il loro protagonismo andrà però dosato con intelligenza, sapendo scegliere al meglio i tempi e le modalità di un loro impegno, senza comprometterne l’immagine istituzionale.
i) L’organizzazione non si improvvisa – Un partito non è un comitato elettorale, il segretario dovrebbe avere il giusto tempo a disposizione per dimostrare che c’è ancora la possibilità di fare una politica di appartenenza e radicamento. Il tesseramento sia trasparente e conti davvero: un territorio che ha mantenuto iscritti (e voti) dovrà essere valorizzato; stimolerà le altre realtà a fare di meglio. No quindi a “invenzioni” e “catapultati”. Gli aspetti della comunicazione, interna ed esterna, abbiano la massima rilevanza.
Giacomo Chiodini
Sindaco di Magione