Sembra non finire mai la vicenda di Riccardo Capecchi, castiglionese bloccato in Perù un anno fa con l’accusa di traffico internazionale di droga, che attende da tempo l’udienza per l’archiviazione del caso. Pareva ormai vicina la possibilità per il fotografo di rientrare finalmente in Italia, dopo un incubo giudiziario iniziato nel maggio del 2019 con l’arresto a Lima. Il pm che lo ha inizialmente accusato e che in seguito ha chiesto l’archiviazione è stato sostituito e il nuovo magistrato ha sollevato questioni di procedura, lasciando intendere di voler tornare a coinvolgere il ragazzo nel processo.
Riccardo è stato accusato, insieme ad altri italiani, di traffico internazionale di droga in seguito al rinvenimento di oltre 290 chili di cocaina in alcuni pick-up, uno dei quali era intestato a nome del fotografo. Capecchi ha sempre negato ogni addebito, urlando a gran voce la sua innocenza. Come ha più volte cercato di spiegare, aveva deciso di intestarsi quell’auto per velocizzare le incombenze burocratiche segnalategli dai compagni di spedizione. Quest’ultimi sono stati trovati dalle forze dell’ordine peruviane in un garage intenti a imbottire di droga le auto al centro della vicenda, tra cui quella intestata a nome di Riccardo. Oltre ai documenti del pick-up, però, non c’è nulla che colleghi il fotografo al traffico di stupefacenti. Capecchi non era presente nel box al momento del blitz e, in base a quanto afferma, non ci è mai entrato prima, così come non ci sono intercettazioni che colleghino un suo coinvolgimento nel traffico di cocaina.
Dallo scorso 22 febbraio Capecchi non è più in carcere, sono scaduti i termini della custodia cautelare, ma da allora non ha potuto lasciare il Perù per fare rientro in Italia. Il lockdown dovuto all’epidemia di coronavirus ha poi fatto saltare l’udienza decisiva, quella in cui si sarebbe dovuto archiviare il suo caso. Nel frattempo il responsabile dell’accusa è cambiato e sembra voler coinvolgere nuovamente Capecchi nella vicenda. Una storia assurda, la cui irritualità è confermata dall’avvocato difensore del castiglionese.
La richiesta del pm peruviano, quindi, rischia di allungare i tempi della liberazione di Riccardo, che non può circolare liberamente fino al termine del processo. Una vicenda ben nota anche ai funzionari della Farnesina, che tramite l’ambasciata italiana nel Paese sudamericano seguono con attenzione lo sviluppo del processo e hanno chiesto di poter partecipare alle udienze in qualità di uditori. Nell’attesa che la situazione venga chiarita definitivamente e che Riccardo possa finalmente tornare libero.