Vetreria Piegarese, clamoroso dietrofront: niente stabilimento a Panicale

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Il nuovo impianto a Panicale è sempre più in bilico. La Vetreria Piegarese, una delle aziende storiche dell’area della Valnestore, sembra guardare altrove ed è vicina a rinunciare alla realizzazione della nuova fabbrica nella zona di Panicale. Troppe autorizzazioni, troppi vincoli e pure una richiesta di ammodernamento dell’impianto di Piegaro.

Alla fine la dirigenza sembra essersi stancata: il presidente della cooperativa Fabio Gallo ha inviato una lettera a Regione, Arpa e Asl per comunicare che la Vetreria intende porre fine all’iter di autorizzazioni e rinunciare all’investimento di 30 milioni per il nuovo stabilimento, che avrebbe dato lavoro a un centinaio di persone. Per Gallo le motivazioni della rinuncia sarebbero dovute alle “continue richieste di integrazioni, di investimenti aggiuntivi, di raggiungimento di performance tecnico-ambientali ingiustificate e mai riscontrate per nessun impianto di produzione di vetro cavo meccanico né in Umbria, né in nessuna regione d’Italia, né in nessun Paese estero”.

Allo stato attuale la Vetreria Piegarese starebbe virando sull’apertura di un impianto in Friuli Venezia Giulia, nel comune di San Giorgio a Nogaro: qui la Regione avrebbe dato il via libera con un accorciamento dell’iter burocratico, stabilendo la non necessità alla procedura Via, la Valutazione dell’impatto ambientale. La notizia del dietrofront è confermata dal sindaco di Panicale, Giulio Cherubini: “Restiamo assolutamente stupiti e preoccupati di una scelta fatta dall’impresa a pochi giorni dalla prevista conclusione del procedimento e con il parere positivo dell’autorità ambientale già rilasciato”, ha dichiarato il primo cittadino.

“Abbiamo interessato la presidente Tesei – prosegue Cherubini – che ci ha subito risposto, sia per la portata della vicenda, sia per la competenza regionale in materia. Attendiamo entro pochi giorni che ci sia la massima chiarezza e la massima serietà da parte di tutti gli attori. Il Comune ha dato a questo procedimento è sempre stata quella della fattibilità ambientale, sociale ed economica”.