“La DAD per le scuole medie è illegittima”, parte la petizione contro le ordinanze della Regione Umbria

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“Dal 30 ottobre gli studenti medi dell’Umbria sono ingiustamente e illegittimamente differenziati e discriminati rispetto alla gran parte delle scuole medie del resto d’Italia”. Comincia così una petizione sottoscritta da decine di genitori di alunni delle scuole media dell’Umbria per chiedere il ripristino delle lezioni tradizionali per i loro figli. Per questi studenti la scuola in presenza è ormai un ricordo da quasi un mese, sospesa e sostituita con la didattica a distanza dalle ordinanze della presidente della Regione Umbria Donatella Tesei che di fatto hanno inasprito le misure governative che hanno lo scopo di prevenire il contagio da coronavirus.

Persino “il regime più ristretto previsto per la zona rossa (ma l’Umbria non lo è) – spiegano i firmatari – non nega a tutta la scuola media la didattica in presenza, ma la limita alla sola prima classe della scuola media. Dunque in Umbria dal 30 ottobre vige un regime più restrittivo e discriminante anche rispetto alle Regioni in zona rossa.
Come si legge nell’istanza le decisioni prese dalla Regione Umbria andrebbero contro le normative nazionali anti-covid dal momento che – si spiega – “misure ulteriormente restrittive possono essere adottate dalle Regioni esclusivamente nell’ambito delle attività di loro competenza”.

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In Umbria dunque sarebbe stato adottato un “regime del tutto non previsto dalla regolamentazione nazionale, che per le scuole medie dispone – tassativamente – due tipi: o didattica in presenza per tutte le tre classi medie (zone gialle e arancioni) oppure didattica in presenza per la sola prima classe (zone rosse). La chiusura di tutte le tre classi non rientra tra le tipologie previste, né alle Regioni è consentito modulare regimi diversi dai quelli previsti dal DPCM 3 novembre, che impone tre regolamentazioni, quella degli artt. 1, 2 e 3 Dunque le ordinanze violano il DPCM del 3 novembre. Le ordinanze incorrono però anche in violazione di legge, e in particolare dell’art. 3, d.l. n. 19 del 2020, e dell’art. 1, co. 16, del d.l. n. 33 del 2020 convertito con legge n. 125 del 16 maggio 2020, in seguito modificato con d.l. n. 125 del 7 ottobre 2020”.

Nella lettera inoltre si fa l’esempio seguito da altri stati europei che pur adottando misure di generale e stretta chiusura, hanno lasciato aperte le scuole. “Francia e Germania, Belgio, Danimarca e Olanda, Norvegia e Repubblica Ceca, Austria e Svizzera, Irlanda, Regno Unito, Grecia e persino Spagna, notoriamente afflitta da problemi di gestione davvero notevoli dell’emergenza sanitaria. La scelta di tutti i Paesi europei è chiaramente e univocamente ispirata dalla medesima certezza: non esiste intercambiabilità fra modalità di insegnamento – in presenza o da remoto”.
Tutti i genitori firmatari chiedono quindi una rivalutazione della situazione, la revoca delle tre ordinanze, con la immediata ripresa nelle scuole secondarie di primo grado dell’attività didattica in presenza. “In caso contrario – concludono – ci vedremo costrette/i a rivolgerci alla autorità giurisdizionale”.