Covid: gli ordini dei professionisti sanitari chiedono i vaccini: “Noi esposti ad alto rischio contagio”

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Potenziare la campagna vaccinale per i professionisti sanitari dei vari Ordini è quanto chiedono, per la prima volta in forma congiunta, i presidenti di dieci diverse realtà in una lettera inviata alla presidente di Regione Donatella Tesei, all’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto, al commissario per la gestione dell’emergenza Massimo D’Angelo, alla dirigente del servizio prevenzione, sanità veterinaria e sicurezza alimentare Enrica Ricci e per conoscenza ai consiglieri regionali. Lo fanno in rappresentanza di migliaia di professionisti sanitari.

La lettera è stata inviata da Nicola Volpi (infermieri di Perugia), Emanuela Ruffinelli (infermieri di Terni), Luciana Bassini (ostetriche di Perugia), Antonietta Bianco (ostetriche di Terni), Filiberto Orlacchio (farmacisti di Perugia), Andrea Carducci (farmacisti di Terni), David Lazzari (psicologi dell’Umbria), Federico Pompei (tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione di Perugia e Terni), Sandro Bianchini (veterinari di Perugia), Stefania Papa (biologi e consigliere delegato Regione Umbria e Toscana).

La lettera, dove vengono espressi “grande rammarico e preoccupazione”, riguarda gli iscritti “operanti in regime libero professionale o nel settore privato”. “che, ad oggi, in tantissimi – sostengono nella nota congiunta – non sono ancora riusciti a prenotarsi per la campagna vaccinale ed inoltre, per quei pochi fortunati che sono riusciti a completare l’iter di prenotazione, le prime date disponibili per la somministrazione del vaccino sono schedulate a partire dalla fine di aprile, tra ben 2 mesi”.

“I nostri professionisti – proseguono i presidenti degli ordini professionali – nel rispetto del piano vaccinale nazionale, hanno atteso il loro turno ed il termine della prima fase ma, alla luce dei fatti, appare evidente e necessaria una forte implementazione del piano vaccinale regionale, considerato che si tratta di professionisti esposti ad un alto rischio contagio da Covid, in prima linea fin dal principio della pandemia ma troppo spesso dimenticati e privi dei doverosi riconoscimenti”.