Lavoro, sblocco dei licenziamenti: “Per le aziende riqualificazione e formazione saranno sempre più strategiche”

138

Il blocco dei licenziamenti non durerà per sempre. Per questo servirà una strategia che possa agevolare il dialogo tra imprese e lavoratori. Partendo da questa premessa, nasce la collaborazione tra l’agenzia di intermediazione e società di consulenza Somministrazione lavoro srl di Perugia e Confimi Industria Umbria, che hanno promosso un’indagine online alle aziende associate alla Confederazione dell’industria manifatturiera italiana dell’impresa privata del territorio regionale. Le domande rivolte alle realtà imprenditoriali umbre vertono su due interrogativi: sollevare o assumere nuovo personale e di quali figure professionali necessitano.

“Una volta raccolti questi dati – spiega Giulia Rosi, socio amministratore e direttore generale di Somministrazione lavoro srl –, stileremo una statistica, che ci permetterà di avere una fotografia reale del panorama umbro”. L’iniziativa sarà poi il prosieguo di un webinar con le aziende che hanno intenzione di assumere, che si terrà tra maggio e giugno. “In Umbria i dati sui prossimi licenziamenti sono in linea con quelli della media nazionale – afferma Nicola Angelini, presidente di Confimi Industria Umbria – e non sono così allarmanti. Allo sblocco dei licenziamenti, secondo l’indagine congiunturale che Confimi Industria ha condotto intervistando i propri associati sull’andamento del secondo semestre 2020 e chiedendo loro una previsione per i primi sei mesi dell’anno, non ci sarà una corsa a licenziare, ma molte aziende prenderanno la strada della riqualificazione del proprio personale”.

Il manifatturiero in controtendenza su lavoro e occupazione: solo il 5% degli imprenditori prevede una forte riduzione del personale nel 2021 e solo il 13% attende il superamento del blocco dei licenziamenti per ridurre il proprio organico, riduzione che nel 94% dei casi va da 1 a 5 dipendenti. Inoltre, una impresa su tre ha in previsione nuove assunzioni.

“Le previsioni lasciano ben sperare sul lato occupazione – sottolinea il presidente Angelini –: il 59% del campione dichiara di mantenere stabile il proprio organico e vi è un 32% di imprenditori che prevede nuove assunzioni. In particolare, molte imprese di piccole dimensioni del settore tessile, metalmeccanico e sanitario, stanno crescendo e si sono viste aumentare il proprio fatturato e quindi possono investire sul proprio personale e sulla formazione. Poi ci sono quelle aziende che si occupano di più settori, che hanno puntato su quello in salute, investendo e riqualificando il personale del settore in crisi. Quello che farà la differenza, infatti, sarà proprio la riqualificazione e la formazione che diventeranno sempre più strategiche. E se un imprenditore è disposto ad investire nel capitale umano può trarne vantaggi”. “Il nostro obiettivo è di agevolare il dialogo tra lavoratori e aziende – conclude il direttore generale Giulia Rosi –, perché ci saranno lavoratori che perderanno il proprio posto di lavoro e che saranno di nuovo sul mercato e che magari potranno essere assunti dalle realtà che hanno bisogno di nuovo personale”.