Confcommercio Umbria: “Il decreto Sostegni è insufficiente, fateci lavorare!”

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“L’arrivo dell’atteso decreto Sostegni del governo Draghi ha purtroppo suscitato ancora una volta insoddisfazione e frustrazione tre imprenditori e professionisti. Le indispensabili attività di contrasto alla pandemia devono andare di pari passo con la difesa del tessuto produttivo fino al momento della ripartenza. Ma con questi aiuti non ce la possiamo fare. L’unico modo per aiutare veramente le imprese è farle lavorare. Il nostro appello è rivolto a Regione e Governo: fateci lavorare!”.

Giorgio Mencaroni, presidente di Confcommercio Umbria si fa così portavoce delle migliaia di imprese umbre che stanno pagando un conto pesantissimo alla pandemia, ma che non vogliono arrendersi e chiedono, in sicurezza, di poter ripartire. “Per quanto riguarda il contrasto alla pandemia – sottolinea il presidente di Confcommercio Umbria – bisogna accelerare il più possibile i tempi della campagna di vaccinazione evitando, però, l’adozione di strategie di contrasto dell’epidemia incentrate su lockdown e limitazioni di circolazione, che sono economicamente e socialmente insostenibili.
Quello che serve è una strategia articolata che consenta un salto di qualità per far convivere salute e lavoro e mettere, quindi, il sistema in condizione di ripartire subito e in sicurezza. Per Confcommercio è fondamentale poter riaprire e lavorare rispettando, naturalmente, tutte le regole e i protocolli di sicurezza a tutela della salute di tutti: imprenditori, collaboratori e consumatori”.

“La seconda priorità” – aggiunge il presidente Mencaroni, “riguarda essenzialmente il nodo dei ristori e indennizzi e degli ammortizzatori sociali. I nostri settori sono quelli maggiormente colpiti dagli effetti della pandemia e dei conseguenti provvedimenti adottati.
Per questo, servono ristori più adeguati in termini di risorse, più inclusivi in termini di parametri d’accesso, più tempestivi in termini di meccanismi operativi.
Occorrono anche interventi per ridurre o azzerare la pressione di imposte e tributi locali nei confronti delle imprese rimaste chiuse o fortemente penalizzate per i vari lockdown. Sul versante degli ammortizzatori sociali occorre inoltre una riforma strutturale di questo strumento e una ampia proroga della Cassa Covid-19”.

L’emergenza Covid si è abbattuta in maniera drammatica sul sistema di imprese colpendo, in particolare, le filiere del turismo, della ristorazione e tutto il comparto della cultura e del tempo libero (attività artistiche, sportive e di intrattenimento), ma anche il commercio al dettaglio, soprattutto abbigliamento, con crolli verticali di fatturato e la chiusura definitiva di tantissime imprese.

Secondo i dati dell’Ufficio Studi di Confcommercio, solo nel comparto della ristorazione le perdite di fatturato nel 2020 hanno raggiunto in Italia i 38 miliardi, con la chiusura di circa 23mila imprese; la filiera del turismo ha registrato una perdita di valore della produzione di 100 miliardi, solo il comparto ricettivo ha perso oltre 13 miliardi di fatturato; nel commercio al dettaglio, il settore abbigliamento e calzature ha perso 20 miliardi di consumi con la chiusura definitiva di 20mila negozi; nel commercio su aree pubbliche si registrano cali fino a circa 10 miliardi e 30mila imprese a rischio chiusura; nel settore degli spettacoli le perdite hanno superato 1 miliardo, in termini di mancati incassi, tra cinema e spettacoli dal vivo (musica, teatro, lirica, danza); nel settore del gioco pubblico da inizio pandemia si sono persi circa 5 miliardi di euro di gettito per lo Stato e circa 4 miliardi di ricavi per il comparto nel quale sono a rischio 70mila imprese.