“Con grande soddisfazione ed orgoglio personale e del mio Gruppo, i controlli sulle condutture alla ricerca di fibre di amianto nelle acque destinate al consumo umano sta andando avanti”. Augusto Peltristo, vicecommissario Lega Trasimeno e Capogruppo della Civica di Piegaro, rivendica con fierezza il merito di aver fatto partire il protocollo che ha prodotto controlli analitici alla ricerca di fibre di amianto nelle acque potabili, per la prima volta in Umbria, dopo due anni e mezzo di documentazione prodotta.
“Tutto ciò – spiega Peltristo – è molto importante in quanto dei settemila chilometri di rete idrica in 38 comuni, gestiti da Umbra Acque, 350 circa sono costituiti da cemento amianto, questo comporta un rischio di ingestione e di inalazione, legato a fenomeni di usura, dovute dalle escursioni termiche, smottamenti e dalle continue rotture-riparazioni delle stesse”.
La normativa attuale non prevede un valore limite per fibre di amianto nelle acque destinate al consumo umano e una correlazione causa-effetto, ma questo non vuol dire abbassare la guardia. “Bisogna prevedere ulteriori e serie campagne di monitoraggio e verifiche oltre che un piano per le bonifiche” – dice il capogruppo.
L’acqua potabile non viene usata solo per bere, ma anche in cucina, lavaggio di superfici, quindi ci sono quantità di acqua che evaporano e potenzialmente producono fibre aereodisperse che possono essere inalate.
“Il protocollo – continua Peltristo – andrà esteso anche alla provincia di Terni e quindi procedere con le stesse modalità tra il Dipartimento di Prevenzione USL2 e i due gestori Valle Umbra Servizi e Sistema Idrico Integrato in modo da controllare analiticamente tutta la Regione”.
Le ultime analisi pervenute dal Dipartimento di Prevenzione hanno evidenziato che il 7% delle tubazioni contiene fibre di amianto, anche se sotto la soglia, ma alcune criticità. La presenza di serbatoi di accumulo a valle di tubazioni in eternit può determinare nel tempo un accumulo di fibre sia come deposito sul fondo della vasca sia sotto forma di incrostazioni alle pareti. Queste fibre accumulate nel tempo potrebbero essere rimesse in sospensione durante le operazioni di pulizia e di riempimento del serbatoio e successivamente rilasciate nei tratti di rete a valle.
E poi ancora: “Si deve approntare un piano aggiornato della sostituzione delle condotte in cemento amianto e sarà chiesto una legge regionale prima e poi una nazionale che fissi un valore limite per fibre di amianto nelle acque destinate al consumo umano e possibilmente promuovere anche studi epidemiologici in modo da verificare se possa esistere correlazione causa-effetto. La salute pubblica – conclude Peltristo – deve essere una priorità assoluta da anteporre a qualsiasi altra cosa”.