Spegne le novanta candeline Dino Valeri, classe 1931, proprietario dell’omonima azienda di Magione che ancora lo vede ogni giorno dietro il bancone insieme a figli e nipoti. Una vita fatta di tanto lavoro e sacrificio ma, anche, uomo soddisfatto di sé stesso per quello che è riuscito a realizzare.
“La mia adolescenza – ricorda – è stata un passare da un lavoro a un altro. Ho iniziato lavorando per Ferruccio Pietropaoli e poi per l’azienda Rondini. Dopo di loro me ne andai a Perugia per imparare quel mestiere che avrei fatto per tutta la mia vita lavorativa: l’elettromeccanico.”.
All’inizio degli Anni Cinquanta Dino, come tutti i giovani ventenni di allora, parte per il militare. Prima a Spoleto, dove frequenta la scuola ufficiali, e poi in Veneto da cui torna non solo con l’idea di aprire una sua attività ma anche con l’amore: la signora Elvira che è ancora sua compagna di vita.
“Tornato dal militare, nel 1954 – prosegue – decisi che era il momento di aprire una mia officina. Presi in affitto un locale in via XX Settembre, dove oggi si trova il Bistrot. C’era una piccola porta che io allargai. Lì aggiustavo e vendevo motocicli. Poi mi spostai in piazza Matteotti, dove il nome della pizzeria ricorda ancora l’attività che vi si svolgeva; poi in via Inghilterra dove abitavamo e, infine, il grande passo, l’attuale sede.”
“Il passo più importante e difficile ma ce l’abbiamo fatta” afferma con soddisfazione mentre si intrecciano nel racconto momenti di vita familiare come il ricordo del matrimonio, celebrato nel 1957 in un luogo unico: la cripta della chiesa inferiore di Assisi; il viaggio di nozze a Capri dove all’incanto della visita alla Grotta azzurra si unisce la divertita memoria del falso fotografo a cui dette cinquemila lire per una foto ricordo mai fatta. Di quell’amore vissuto per anni da lontano restano le lettere scritte che la signora Elvira conserva gelosamente insieme all’abito nunziale. Una vita completata dalla nascita di due figli, Mauro e Lauretta, e quattro nipoti: Matteo, Luca, Giulia e Michele.
Una vita in cui non sono mancati i momenti difficili come l’incidente che rischiò di fermare quella spinta a veder crescere la propria attività. “Era il 1961 – racconta – e io avevo bisogno di un camioncino per andare a prendere delle vespe che dovevo vendere a Perugia. Feci un cambio con un mio conoscente. Detti a lui la mia macchina che gli serviva per andare a Bologna e lui mi prestò il mezzo di cui avevo bisogno ma senza assicurazione perché allora non era obbligatoria. Al ritorno nevicava. All’altezza di Ferro di cavallo l’operaio che lo guidava prese in pieno un pullman che lì aveva la fermata. Dovetti firmare cambiali per oltre un milione di lire per poter pagare tutti i danni. Fu un periodo veramente difficile ma allora il lavoro ce n’era molto e io certo non mi tiravo indietro. Poi, ho avuto la fortuna di avere due figli che mi hanno seguito nell’attività. Fin da piccoli giravano tra gli scaffali e i mezzi in riparazione e, oggi, la gioia più grande è vederli insieme in questa azienda.”
Oggi, nell’azienda di elettromeccanica di via Ventinella lavorano oltre alla figlia Lauretta, i nipoti Matteo, alla vendita, e Luca in officina insieme allo zio Mauro.