Una vicenda affascinante e incredibile, recuperata dalla polvere del tempo e delle strade di provincia dei primi anni del Novecento. È quella del giovanissimo Elio Trenta di Città della Pieve, che a nemmeno vent’anni, senza laurea né esperienza ma animato da una visionaria intelligenza e passione, all’inizio degli anni ’30 del secolo scorso inventò e brevettò il primo cambio automatico della storia. A lungo dimenticata, la sua storia è stata riscoperta dal celebre attore Luigi Diberti – torinese di nascita ma ormai da anni pievese di adozione – che nel settembre del 2021 l’ha portata sul palco del Festival di Todi e che ora, grazie allo scrittore e autore teatrale Gianmario Pagano, è diventata un libro in uscita il 26 marzo con Graphe.it (E.T. L’incredibile storia di Elio Trenta – 60 pagine con inserto a colori – € 10,90).
Figlio del meccanico del paese – “Peppe della luce”, perché aveva aiutato il comune a sostituire i lampioni a gas con la moderna elettricità – Elio è affascinato sin da piccolissimo da motori, ingranaggi e meccanismi e così, per genio e per passione, intuisce il futuro: la rivoluzione dell’auto moderna e del viaggiare sicuri sta nella possibilità di guidare senza dover intervenire manualmente sulla leva del cambio. Decisivo, nel suo percorso, l’incontro con un’altra eccellenza della storia di Città della Pieve, quell’ingegner Achille Piazzai che aveva progettato il mitico transatlantico Rex, immortalato anche da Fellini nel suo Amarcord.
Quando si presenta l’occasione di fare la storia, però, la fantasia dell’acerbo inventore cade sotto lo sguardo poco lungimirante dell’imprenditoria italiana: l’industria automobilistica, con la FIAT in testa, è al lavoro per spingere al limite le prestazioni dei nuovi motori, nel contesto dell’ottica ideologica del tempo, e nel 1932 il progetto del giovane inventore pievese viene scartato e dimenticato. Elio morirà pochi anni dopo, nel 1934, appena ventunenne, e non vedrà mai concretizzarsi un dispositivo che oggi la maggior parte dei nuovi veicoli monta di serie.
“In quegli anni in più Paesi nacquero singoli progetti validi – sottolinea in una nota tecnica Piercarlo Concone, giornalista automotive – ma la difficoltà (e i costi) per realizzare un prototipo, registrarlo e promuoverlo, non era alla portata di tutti, di conseguenza spesso venivano accantonati. Tra i primi importanti ideatori, Elio Trenta occupa sicuramente un posto d’onore. Se consideriamo che il suo progetto fu brevettato nel 1932 a soli vent’anni di età, in un’epoca in cui l’automobile era ancora in fase embrionale, e quando non si avevano conoscenze così approfondite dello sviluppo sia a livello commerciale che meccanico delle vetture, si può intravedere la lungimiranza dell’inventore pievese”. Genio che ora, grazie al teatro e alla letteratura, riprende il posto che merita nella storia di Città della Pieve e del Paese.