Intorno all’una di notte di lunedì 13 giugno la Centrale Operativa dei Carabinieri di Città della Pieve ha ricevuto una telefonata da parte di una donna che ha riferito all’operatore di volersi togliere la vita. In quel momento il militare, resosi subito conto della gravità della situazione, ha instaurato un dialogo con la giovane – di origini straniere, poco più che trentenne – cercando di acquisire il maggior numero di informazioni possibili. La iniziale chiacchierata, durata una decina di minuti, ha permesso di raccogliere alcuni elementi essenziali: la donna, infatti, dopo una prima fase di diffidenza, ha confessato all’operatore di centrale di essere depressa, e di aver deciso di “farla finita” gettandosi nelle acque del Lago Trasimeno, aggiungendo inoltre di trovarsi in prossimità di un locale situato a pochi metri dalla spiaggia di Tuoro sul Trasimeno, zona d’imbarco dei traghetti per le isole.
A quel punto l’operatore – continuando la conversazione – ha immediatamente allertato i militari della Stazione di Tuoro sul Trasimeno riferendo quanto stava per accadere. Nel corso della conversazione la donna, improvvisamente, ha interrotto la telefonata riferendo di non voler più parlare con i Carabinieri e di volersi gettare in acqua. Le successive telefonate fatte dall’operatore alla donna non davano alcun esito.
I militari, una volta arrivati sul posto, hanno notato alcuni effetti personali abbandonati sulla spiaggia (una borsa con all’interno un telefono cellulare), e dopo una attenta perlustrazione della zona una sagoma femminile all’interno dello specchio d’acqua, a circa 40/50 metri dal bagnasciuga, che si allontanava sempre di più dalla riva.
Gli operanti hanno provato a parlare con la donna, ma sia la distanza dalla riva sia l’agitazione della stessa non hanno permesso di instaurare un vero e proprio discorso. La giovane, che alla vista dei militari ha iniziato ad addentrarsi sempre più all’interno delle acque lago, gridava solamente di non saper nuotare e di volersi togliere la vita. Vista la scarsa illuminazione e la totale assenza di collaborazione della donna la cui sagoma stava pian piano svanendo nel buio, il Comandante della Stazione non ha esitato ad entrare in acqua per raggiungerla. Il gesto, inizialmente, ha agitato ancor più la giovane, che nel frattempo era in evidente difficoltà a causa delle numerose alghe che le si impigliavano su braccia e gambe, limitandone i movimenti. Il militare, guidato dal collega, che nel frattempo era rimasto a riva per illuminare con una torcia lo specchio d’acqua, è riuscito ad avvicinarsi sempre di più alla donna, convincendola a calmarsi e a dialogare con lui; con non poche difficoltà, il Carabiniere è riuscito a farla parlare, dedicandole l’attenzione di cui, probabilmente, in quel momento aveva estremo bisogno.
Dopo circa mezz’ora dal suo ingresso in acqua, il militare è riuscito a raggiungere la ragazza, l’ha tranquillizzata e – grazie anche alle indicazioni del collega più giovane, nonché all’ausilio fornito da un altro equipaggio di Carabinieri nel frattempo giunto sul posto con torce e fari portatili – l’ha portata sana e salva a riva.
Visibilmente scossa e impaurita, la ragazza è stata avvolta in un asciugamano offerto da alcuni passanti, in attesa dell’arrivo del personale sanitario del 118 ed è stata poi trasportata in ospedale.