Fossili in stato di abbandono al Museo di Pietrafitta: chiesto un intervento immediato

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Segnalato lo stato di abbandono in cui si trovano i reperti fossili situati all’interno del Museo Paleontologico Luigi Boldrini di Pietrafitta, nel Comune di Piegaro, in Umbria. Il Gruppo Consiliare della Civica Piegaro, con il suo Capogruppo Augusto Peltristo e la Paleontologa Adria Faraone richiedono un intervento immediato e lo fanno inviando una lettera a più livelli istituzionali: dal Ministro Franceschini fino ad arrivare a Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria. Coinvolgendo anche la presidente della Regione Umbria, l’assessore alla cultura, l’Università, il MiC Direzione Generale Sicurezza Patrimonio Culturale, al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, fino al Comune di Piegaro.

“Il museo Boldrini – spiegano nella lettera – ospita una delle più belle ed importanti raccolte di fossili sia a livello nazionale sia europeo. Comprende pezzi che vanno dai grossi mammiferi, come gli elefanti, a pesci e conchiglie. Il sito raccoglie inoltre fossili di cervi, rinoceronti, scimmie, bisonti, ma anche uccelli, rettili e anfibi. La quantità e varietà di fossili situati al museo ne fanno una eccezionalità poco conosciuta, o del tutto, a livello regionale. Questi fossili risalgono al periodo Calabriano del Pleistocene, hanno quindi un’età che va da 1,8 a 0,7 milioni di anni fa”.
La situazione attuale del museo viene spiegata nella missiva. “La struttura che ospita il Museo è di proprietà della Società Valnestore Sviluppo S.r.l. in liquidazione dal 2016, costituita dal Comune di Panicale e Piegaro, dalla Provincia di Perugia e la Comunità Montana Trasimeno Medio Tevere (in liquidazione). Dal febbraio 2019 – è scritto – il Museo è stato preso in gestione dal Comune di Piegaro in comodato gratuito, mentre dal 27 aprile 2022 ci dovrebbe essere stato il passaggio al Polo museale dell’Umbria, ma non abbiamo notizie in merito”.

La struttura è stata chiusa e inaugurata più volte ma non è mai riuscita ad attrarre quel pubblico che merita. “Probabilmente – aggiungono – ci sono problemi di valorizzazione, restauro, promozione, scarsa attenzione, fondi spesi male, mancanza di progetti e personale adeguato. Queste problematiche sono state più volte segnalate a più livelli istituzionali ma senza alcun esito”.
Adesso non c’è più tempo di aspettare. “I fossili – ribadiscono – si stanno deteriorando sia quelli in esposizione sia quelli conservati miseramente negli scatoloni. Abbiamo più volte segnalato, ormai da diversi anni, lo stato in cui si trovano le zanne degli elefanti che si stanno sfaldando e altre ossa che si stanno polverizzando”.

Perché perdere un patrimonio così importante? Si domandano? “Le segnalazioni sono state fatte sia ai responsabili dell’Università degli studi di Perugia, sia alla Soprintendenza dei Beni Culturali e Archeologici dell’Umbria, dato che questi fossili sono Beni Immobili che appartengono allo Stato Italiano e come tali dovrebbero essere controllati e mantenuti. Ma ancora non c’è stata alcuna risposta o intervento di restauro, recupero e manutenzione corretta. Dopo aver partecipato tanti anni fa alla loro scoperta e restauro, vedere che questo patrimonio si sta distruggendo provoca profonda delusione e rabbia”.

Fanno l’ennesimo appello a tutte le Istituzioni a visitare la struttura e constatare di persona la situazione in cui versano i fossili. “Questo Museo è un patrimonio paleontologico, naturalistico e culturale da preservare, tutelare e gestire per le nostre generazioni future. Capiamo che non è facile – spiegano ancora -, abbiamo tantissimi Beni importanti nella nostra stupenda Italia.
Ed infine concludono la lettera: “Occorrerebbe effettuare una giusta divulgazione scientifica a livello regionale, nazionale e internazionale per impedire il degrado in cui è attualmente. Con i fondi Europei mediante progetti concreti si potrebbe creare una Scuola di Restauro ed altro. Inoltre a nostro avviso la Soprintendenza dovrebbe supportare la Sua competenza con i laureati in Geologia e Scienze Naturali professionisti che abbiano anche conoscenze paleontologiche. E’ necessario far rivivere questo antico paesaggio, conservare, tutelare e valorizzare il sito e ciò che c’è intorno in modo da portare in questi luoghi anche benessere economico e sociale”.