L’epistolario Lettere di Pier Paolo Pasolini, di recente pubblicata nella pregevole collana «I libri della spiga» dell’editore Garzanti, con la cura di Antonella Giordano e Nico Naldini vince la prima sezione della XXIV edizione del Premio letterario nazionale Vittoria Aganoor Pompilj, riservato a “ad opere in lingua italiana nelle quali vengono pubblicati carteggi, corrispondenze o epistolari di figure rappresentative, in ambito culturale, della società italiana. I carteggi o gli epistolari devono essere trascritti e curati seguendo rigorosi criteri filologici dichiarati dal curatore.”
Il premio è stato consegnato alla curatrice, Antonella Giordano, in occasione della cerimonia di premiazione che si è tenuta a Monte del lago, Magione (Pg) nell’ambito del Festival delle corrispondenze.
Il premio è stato consegnato dall’assessore alla cultura del Comune di Magione, che ne è l’organizzatore, Vanni Ruggeri e dalla direttrice del Gal Trasimeno Orvietano, Francesca Caproni, alla presenza dei giurati: Maurizio Tarantino, presidente onorario, Adriana Chemello, (presidente), Università degli studi di Padova, Isabella Nardi Università degli studi di Perugia, Mario Squadroni Università degli studi di Perugia nonché presidente della Deputazione di storia patria per l’Umbria, Massimiliano Tortora Università degli studi di Torino, Fabrizio Scrivano Università degli studi di Perugia e degli attori, ospiti dell’edizione 2022, Elena Gigliotti e Dario Aita.
Le Lettere pasoliniane erano già state raccolte e curate da Nico Naldini in due volumi pubblicati da Einaudi tra il 1986 e il 1988 e comprendevano ben 957 documenti inediti. Cugino e biografo di Pasolini, oltre che poeta e narratore in proprio, Naldini è mancato nel settembre del 2020 all’età di 91 anni, poco prima di congedare l’edizione ampliata e rivista dell’epistolario. Il libro è uscito, a cura sua e di Antonella Giordano, con un lieve anticipo rispetto alle celebrazioni del centenario della nascita di Pasolini (era nato a Bologna il 5 marzo 1922).
Un epistolario, quello che ci viene ora riproposto, ampliato con ben 300 documenti inediti (che vanno ad integrare i 957 della prima edizione, per un totale di quasi 1260 documenti), dove lettera dopo lettera si viene componendo quasi un’autobiografia in parte collettiva, sullo sfondo di trasformazioni sociali e culturali precocemente intuite dall’autore.
L’impressionante mole di lettere scritte da Pasolini dal 1940 al 1975 rappresenta una chiave di accesso alla sua vita e alla sua opera sorprendente e ricca di sorprese, non solo dal punto di vista dell’evoluzione del pensiero e della sua filosofia della vita, nonché della sterminata rete di legami intellettuali, ma anche per lo scenario storico che fa da fondale alla scrittura epistolare,
quel tempo vissuto, con i suoi particolari a tratti minimi ma sempre significativi. Del resto, Pasolini è stato il più indefesso sperimentatore di generi letterari del Novecento italiano e con la sua «parola irrequieta» (Desogus, “Il Manifesto”) è stato l’uomo in grado di anticipare il nostro presente (A. Berardinelli).
Tra le acquisizioni più importanti del lavoro compiuto da Giordano e Naldini (che hanno attinto, tra l’altro, alle carte conservate presso l’Archivio Bonsanti del fiorentino Gabinetto Vieusseux) c’è la struggente «confessione epistolare» (una lettera non spedita) che Pasolini nel maggio del 1945 indirizza al fratello Guido, ucciso pochi mesi prima nel contesto dell’eccidio di Porzûs. Circa trecento sono i documenti aggiunti rispetto all’edizione precedente: alcuni del tutto inediti, altri finora riprodotti solo parzialmente o in sedi differenti. E ci sono blocchi di lettere finora sconosciuti o quasi, come la fitta corrispondenza con Paolo Volponi, Elsa Morante, Gianfranco Contini, Giuseppe Ungaretti, Attilio Bertolucci, Giorgio Bassani, Vanni Scheiwiller, ma anche Aldo Palazzeschi, Andrea Zanzotto, Dacia Maraini, Carlo Bernari, Carlo Betocchi, Camilla Cederna fino a Ferdinando Camon. Si arricchisce di ulteriori particolari il quadro delle relazioni di Pasolini con la comunità religiosa della Pro Civitate Christiana di Assisi, che ebbe un ruolo decisivo nella genesi del film il Vangelo secondo Matteo. L’omaggio ai «candidi seguaci di Cristo» trapela già nella lettera (inedita) indirizzata nel 1962 a don Giovanni Rossi, destinato a divenire uno degli interlocutori privilegiati di Pasolini.
Il carteggio ci restituisce un profilo a tutto tondo della figura umana e intellettuale di Pier Paolo Pasolini, sottraendolo al «sacrilegio dell’oblio» per continuare a farlo dialogare con le
generazioni dell’oggi e del futuro.