Vittoria Guerrieri di Mirafiori, ovvero la grande storia che entra e si fa storia locale. Sono molteplici le tracce che Vittoria, figlia del re Vittorio Emanuele II, ha lasciato a Città della Pieve, insieme al suo amministratore e amante, Paolo De Simone, nei tredici anni vissuti su questo territorio. Tracce accuratamente ricostruite e ricucite da Maria Luisa Meo, autrice del libro “Vittoria la figlia del re – Città della Pieve, il luogo prescelto”, edito da Primapagina e stampato con il supporto dell’Associazione Turistica Pro Loco Pievese-APS.
La presentazione ufficiale del volume si è svolta domenica pomeriggio all’interno del Teatro Accademia degli Avvaloranti alla presenza di un folto pubblico.
Il libro è la biografia di Vittoria Guerrieri di Mirafiori, figlia del re Vittorio Emanuele II e di Rosa Vercellana, nota come La Bella Rosina. Sposata con Giacomo Filippo Spinola e, dopo la morte di lui, con il cognato Luigi Domenico Spinola, Vittoria si muove in ambienti regali e altolocati. Poi, dopo la morte dei genitori, decide di costruirsi una vita più autonoma. Sceglie Città della Pieve dove giunge nel 1887, quando compra la Tenuta di Salci e, successivamente, abitazioni nel centro storico e terreni. Intorno a lei una rete di altre persone, soprattutto il suo amministratore e amante, Paolo De Simone, naturalista, sindaco della città e figura spesso al centro di attacchi e polemiche. Restano 13 anni, segnando la vita locale con una concezione agraria aperta alla commercializzazione e con progetti significativi di cui la città conserva ancora le impronte.
Il merito di Meo, come sottolineato ieri pomeriggio da Andrea Possieri, ricercatore senior di Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Perugia e da Mario Squadroni, già dirigente della Soprintendenza Archivistica per l’Umbria e attuale Presidente del Consiglio Direttivo della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, è aver ripercorso la vita dei due personaggi attraverso un’attenta documentazione archivistica, unendo alcune caratteristiche quasi romanzesche allo sforzo costante verso una precisa ricostruzione storica.
Attraverso le vicende biografiche, il libro offre spunti di riflessione sulle dinamiche politico-sociali della fine del XIX secolo e sul rapporto tra storia locale e nazionale, insistendo sulla commistione tra individuale e generale che rende ogni vita non a se stante, ma integrata nel globale.
“Maria Luisa Meo è un’eccellenza della nostra comunità – sono state le parole del sindaco, Fausto Risini – e l’evento di oggi è un’ulteriore dimostrazione di come Città della Pieve sia città della cultura”.
Il presidente della Pro loco Marco Bertozzi ha invece ricordato che la pubblicazione del volume si inserisce nel più ampio progetto nazionale “Condividere i saperi”.
La presentazione di domenica è stata aperta da un intervento della Banda di Città della Pieve, diretta dalla Maestra Angela Ciampani, che dall’alto del Loggione ha eseguito la “Marcia a Salci” del 1888. La stessa Meo, poi, accompagnata al pianoforte dal Maestro Fabio Afrune, ha eseguito la marcia, rinvenuta da Sergio Giovannini nell’archivio della banda di Monteleone di Orvieto, e un secondo brano, composto da Luigi Stellato, con musica di Giuseppe Giannelli, in onore di Paolo De Simone e della sua “secchia palusse”.