Macchinari per la manutenzione del lago fermi da anni: la denuncia di Cgil e Filt

Il sindacato ha fatto un sopralluogo al deposito di Passignano: “Come è possibile un simile spreco vista la crisi idrica sempre più grave?"

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Macchinari per la manutenzione del lago fermi da anni: la denuncia di Cgil e Filt

Macchinari e mezzi del valore di milioni di euro che potrebbero essere utilizzati per la manutenzione e il dragaggio del lago Trasimeno – la cui crisi idrica è sempre più drammatica – sono fermi da oltre 10 anni, “a fare la ruggine”, nel deposito di Passignano. A denunciare questo “incredibile spreco” sono la Cgil di Perugia e la Filt Cgil dell’Umbria che nei giorni scorsi hanno effettuato un sopralluogo all’esterno del sito, nell’ambito del percorso sindacale “Transizione Trasimeno” avviato dalla Cgil lo scorso anno. “Ci chiediamo, insieme ai lavoratori, come sia possibile un simile spreco di risorse, anche umane, vista la gravità della situazione del lago, che quest’anno rischia di essere persino peggiore di quella del 2022 – affermano Simone Pampanelli, segretario generale della Cgil di Perugia, e Ciro Zeno, segretario generale della Filt Cgil dell’Umbria – È evidente infatti che, accanto al problema della siccità e del cambiamento climatico, la totale assenza di interventi di manutenzione, dragaggi, pulizia di darsene, fossi e immissari, è una concausa della crisi del Trasimeno”.

La Cgil chiede dunque alle istituzioni e a Busitalia di “smetterla con i rimpalli di responsabilità” e trovare una soluzione che possa sbloccare questo stallo. “Riteniamo urgente un confronto con tutti i soggetti istituzionali coinvolti e con l’azienda – continuano Pampanelli e Zeno – anche perché ci sono professionalità all’interno del personale di Busitalia impiegato sul lago (circa 20 persone nel periodo invernale, molte di più in estate) che rischiano di perdersi, in particolare per quanto riguarda la guida delle draghe, attività che richiede formazione e passaggio di competenze tra i lavoratori. inoltre – aggiungono i segretari – l’incertezza sul futuro del servizio, determinata dallo spacchettamento in quattro lotti del Tpl, deciso dalla Regione Umbria, non fa altro che accrescere le preoccupazioni. Anche per questo – concludono Pampanelli e Zeno – sabato primo aprile scenderemo nuovamente in sciopero, per chiedere un deciso cambio di direzione alla politica regionale”.