“Le ali dell’Angelo”, a Passignano presentazione del volume che ricostruisce l’epico volo Milano-Buenos Aires del ‘49

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“Le ali dell’Angelo”, a Passignano presentazione del volume che ricostruisce l’epico volo Milano-Buenos Aires del ‘49

Un evento memorabile per la storia dell’aeronautica e allo stesso tempo un esempio di straordinario coraggio e solidarietà.
E’ dedicato all’epico volo dell’aereo dell’”Angelo dei bimbi” il volume intitolato “Le ali dell’Angelo. Una storia straordinaria di coraggio e solidarietà nell’Italia martoriata del dopoguerra”, che verrà presentato sabato 6 maggio, alle ore 17, nella sala consiliare del Comune di Passignano.

Il libro, scritto da Massimo Gagliano, è edito da Futura Libri, con la prefazione di Claudia Dorini, referente dell’archivio storico della Fondazione Don Gnocchi.
Si occupa dell’epico volo di oltre settant’anni fa, nel lontano gennaio 1949, dell’aereo dell’”Angelo dei bimbi”, pilotato da Leonardo Bonzi e Maner Lualdi, che attraversò l’Oceano Atlantico, portando in Sudamerica la richiesta di aiuti per la grande opera di carità a favore dei bambini mutilati, per la quale don Carlo Gnocchi stava spendendosi instancabilmente.
La trasvolata oceanica Milano-Buenos Aires, che condusse quel piccolo monomotore in Argentina, fu un evento memorabile anche per la storia dell’aeronautica e sollevò un grandissimo entusiasmo per l’epoca, aiutando don Gnocchi a raccogliere da parte dei nostri connazionali d’oltreoceano la consistente cifra di 5 milioni di lire.
L’incontro di sabato vedrà la partecipazione anche di rappresentanti dell’Amministrazione comunale di Passignano.

Uno degli effetti più crudeli della seconda guerra mondiale fu la presenza di un rilevante numero di bambini e adolescenti orfani e mutilati di guerra (si parlò di 15000 solo mutilati), spesso entrambe le cose, vittime di bombardamenti ed eventi bellici, abbandonati al loro destino da famiglie impotenti o affidati alle cure disattente di qualche lontano parente.
Un dramma nel dramma, in quanto a questi ragazzi, spesso amputati degli arti, ciechi, devastati nel corpo e nell’anima, era riservata un’esistenza quasi vegetativa, senza possibilità alcuna di uscire da quella miserevole condizione fisica e psicologica per l’incapacità di una società che doveva concentrarsi sulle sue migliori forze attive per riprendersi e non aveva tempo, risorse e attenzione per gli ultimi.