Perugino e Signorelli a Passignano visti da Andrea Baffoni e Bruno Dini

211
Perugino e Signorelli a Passignano visti da Andrea Baffoni e Bruno Dini

Un incontro di passioni e competenze, una conversazione tra persone che amano Passignano e tutto il Trasimeno, pietre che raccontano la storia e panorami mozzafiato. Venerdì nella Sala del Consiglio Comunale di Passignano sul Trasimeno si è tenuto “Omaggio a Perugino, il lago e i borghi”, un momento di approfondimento culturale nell’ambito delle iniziative previste dalla locale Biblioteca Comunale con gli interventi del sindaco Sandro Pasquali, dello storico e critico d’arte Andrea Baffoni e dello studioso di storia locale, ex sindaco passignanese, Bruno Dini. L’iniziativa si è inserita alla perfezione nel quadro delle celebrazioni del cinquecentenario della morte degli artisti Pietro Vannucci detto il Perugino e di Luca Signorelli, promosso dal GAL Trasimeno Orvietano.
Il sindaco Sandro Pasquali ha introdotto la conversazione portando i saluti dell’Amministrazione comunale e ricordando il valore assoluto dell’arte, di un’arte “popolare” come era quella del Perugino e del Signorelli, un’arte che racconta storie e paesaggi, con grande maestria ma sempre in maniera semplice, fruibile e comprensibile a tutti: «Oggi grazie a Bruno Dini e Andrea Baffoni riscopriremo una parte di noi stessi che forse non conosciamo».

Andrea Baffoni ha parlato del lago Trasimeno nei dipinti di Perugino e Signorelli: «I due grandi artisti, nati a Città della Pieve e Cortona quindi a poca distanza e con il Trasimeno in mezzo, sono responsabili della “grande rivoluzione paesaggistica” rinascimentale: Perugino e Signorelli tracciarono la strada e poi furono anche i “padri” artistici rispettivamente di Raffaello e di Michelangelo. Una storia affascinante che “intercetta” il nostro territorio, questo “lago d’arte” come lo definì lo storico dell’arte Bruno Toscano che affermava la centralità del Trasimeno per il Perugino. Con il GAL Trasimeno Orvietano e con Lagodarte Impresa Sociale siamo entrati in questo doppio cinquecentenario che celebra due delle massime espressioni artistiche nel nostro territorio, un lago Trasimeno che sia il Perugino che il Signorelli hanno attraversato e da cui si sono ispirati negli anni fra il XV e il XVI secolo per realizzare i loro capolavori tra Roma, Firenze, Orvieto, Perugia. Un Rinascimento dove nasce l’idea di un paesaggio che non è solo il luogo dove si svolgono le azioni ma diventa rappresentazione dello spirito e della bellezza: un paesaggio che ci vede oggi testimoni e di cui siamo responsabili, custodi e che vogliamo esaltare e promuovere attraverso il lavoro di questi grandissimi artisti».

Parlando del “Compianto sul Cristo morto” (1502, tempera su tavola, 270×240 cm, Museo Diocesano di Cortona) di Luca Signorelli e l’“Adorazione dei Magi” (1504, affresco, 650×700 cm Città della Pieve, Oratorio di Santa Maria dei Bianchi) di Pietro Perugino, Andrea Baffoni ha spiegato che queste due opere, quasi coeve, mostrano un’attenzione per il lago, che con tutta probabilità è sempre ispirato al Trasimeno. «In entrambi i casi c’è un’idealizzazione che, nel caso di Signorelli, si concentra sulla sontuosità della cittadina affacciata sulle sue sponde, idealizzata, e la preminenza delle rupi a strapiombo sui lati come a determinarne una quinta teatrale, mentre in Perugino si distende come a volere che lo spettatore perda il senso dell’orizzonte».

Bruno Dini, da storico locale e da grande appassionato qual è, ha offerto un’originale lettura del “Compianto sul Cristo Morto” del Perugino, occasione per una ricostruzione storica della Passignano antica. «Un’opera questa che mi ha sempre affascinato. Il dipinto venne eseguito per le monache clarisse del convento di Santa Chiara di Firenze ed è un’opera emblematica della produzione dell’artista per la ricchezza di personaggi, per la varietà di atteggiamenti e la complessità dei rapporti psicologici tra i personaggi, tutti comunque intonati a un sentimento corale: un atteggiamento che comunque invita alla contemplazione religiosa, senza rinunciare all’armonia e alla bellezza». In un dolcissimo paesaggio collinare, punteggiato da alberelli frondosi e digradante verso il centro del dipinto, in una vallata lacustre, dove si riconosce il Trasimeno, si affaccia anche una città fortificata: Gerusalemme sicuramente ma, messa in riva al lago, potrebbe essere Passignano. Qui si apre la scena del Compianto, tutta svolta in primo piano nella metà inferiore del dipinto. Al centro si trova il corpo di Cristo morto, disteso su un sudario bianco, tenuto in posizione da una delle pie donne, da Nicodemo e da Giuseppe d’Arimatea, indossante un ricco cappello con damaschi floreali. La Madonna regge il braccio del figlio morto, indirizzandogli uno sguardo commosso, pieno di pathos. Tre pie donne stanno attorno in misurate pose: una avvicina i pugni intrecciati al volto in segno di costernazione, una regge dolcemente il capo di Gesù, un’altra prega inginocchiata ai suoi piedi. «Al centro spicca la Maddalena, vestita di un rosso sgargiante, che solleva le mani in un gesto di sorpresa ma, tenendo conto della committenza – ha affermato Dini – potrebbe essere Santa Chiara».