La Guardia di Finanza di Perugia ha portato alla luce un presunto caso di frode ai danni del Fondo Sanitario Integrativo di una nota banca italiana, riguardante indebiti rimborsi per un ammontare di quasi 142mila euro.
Al centro delle indagini è finita una ex dipendente della filiale di Tuoro sul Trasimeno della banca, in pensione dal 2013, che sarebbe responsabile di aver falsificato documenti relativi a presunte prestazioni sanitarie, ottenendo illegittimamente il rimborso delle spese mediche sia per sé che per la figlia, nel corso di un decennio.
L’operazione è stata avviata a seguito della denuncia-querela presentata dal Presidente del Fondo Sanitario Integrativo del gruppo bancario, il quale ha rilevato delle irregolarità nelle richieste di rimborso presentate dall’indagata.
Tra le anomalie segnalate, la frequenza regolare e gli importi elevati delle richieste di rimborso, nonché la frequente ripetizione di professionisti e strutture ospedaliere nelle quali si sarebbero verificati i ricoveri.
Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza hanno rivelato la falsità di 28 ricevute fiscali, tutte risultate apocrife e negate dai medici a cui erano state attribuite, e di 21 lettere di dimissioni utilizzate per richiedere il rimborso di diarie giornaliere relative a ricoveri mai avvenuti o con una durata inferiore a quanto dichiarato.
In base alle prove raccolte, il GIP ha ritenuto sussistente l’ipotesi di reato previsto dall’articolo 642, comma 2, del codice penale, che riguarda la denuncia di un sinistro mai avvenuto al fine di ottenere un rimborso da un contratto di assicurazione. Il Giudice ha anche ritenuto sussistente il pericolo che le somme indebitamente percepite possano essere disperse. Pertanto, è stato disposto il sequestro preventivo della somma di 141.750,50 euro, attualmente presente nei conti correnti della donna.