“Da una prima lettura del PSR, l’unica vittima sacrificale pare essere, ancora una volta, Città della Pieve”. Sono le parole del sindaco Fausto Risini in una comunicazione ai cittadini in cui informa che “solo in queste ore abbiamo saputo che entro il 15 gennaio riceveremo dal direttore regionale salute e welfare, Massimo D’Angelo, una scheda dettagliata relativa ai servizi che la Regione Umbria intende riconoscere alla sanità pievese. In attesa di questo documento, abbiamo già anticipato la richiesta di un incontro con i vertici politici regionali per capire cosa si intenda fare dell'”Ospedale” di Città della Pieve”.
“A dicembre 2022 – ricostruisce Risini nella nota – la Regione Umbria, nel Piano Sanitario Regionale, riconosceva il Presidio di Area Disagiata a Città della Pieve con Pronto Soccorso. Un risultato su cui il sindaco e tutta l’amministrazione comunale, insieme anche ai sindaci di alcune realtà territoriali confinanti, si sono spesi per mesi e anni con incontri sia istituzionali che politici.
Nero su bianco, finalmente la Regione aveva ascoltato il grido di decine di migliaia di cittadini umbri abbandonati in una zona di confine mai valorizzata.
A fine dicembre 2023, abbiamo saputo dell’ok da parte del Ministero della Salute al PSR della Regione Umbria e pensavamo che finalmente la nostra città e i territori limitrofi avrebbero visto riconosciuti i propri diritti, esigenze e sacrifici.
Invece, nella delibera della Giunta Regionale si legge che a Città della Pieve “è prevista la realizzazione di un Ospedale di Comunità con 20 posti letto. Per questo presidio si prevede l’attivazione di una sperimentazione gestionale di partenariato pubblico-privato ai sensi dell’art. 9 bis del D. Lgs. 502/92 e ss mm.ii, con Pronto Soccorso dedicato”. Nessuno ci ha spiegato cosa si intenda con queste poche righe”.
“In questi anni – prosegue il primo cittadino pievese – è stata una continua emorragia di servizi sanitari per la nostra città, tra cui il medico di notte al PPS, la chiusura del PPS nei periodi festivi per la mancanza di medici, il laboratorio analisi, l’esternalizzazione del servizio di soccorso territoriale 118 della ASL 1, causando disservizi ai cittadini e stress psico-fisico agli operatori sanitari che lavorano all’interno della nostra struttura.