Biodiversita’, l’Hortus Trasimeni rifugio per le specie a rischio dell’areale del Trasimeno

231

Uno spazio dove salvaguardare la biodiversità di interesse agrario a rischio di estinzione dell’areale del Trasimeno. Questo vuole essere l’Hortus Trasimeni di Castiglione del Lago, voluto e gestito dall’associazione Laboratorio del cittadino. Lo spazio verde collocato nel centro storico castiglionese ha ospitato nei giorni scorsi una iniziativa promossa in collaborazione con Faro Trasimeno e il laboratorio Arte e sostegno. Un evento per tracciare un quadro generale sulla biodiversità a rischio estinzione nell’areale del Trasimeno e contemporaneamente per mettere a dimora specie e varietà locali da salvaguardare.
“Siamo partiti dall’idea che – spiegano i promotori – vista la centralità e la visibilità dell’Hortus Trasimeno, qui ci possa essere una condivisione di iniziative con reciproco beneficio, con l’aiuto del 3A-Parco Tecnologico agroalimentare dell’Umbria e della Casa dei Semi del Trasimeno. L’obiettivo è sensibilizzare i cittadini sull’importanza del passaggio a sistemi agroalimentari più sostenibili per realizzare gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU e sanare la frattura creatasi nel tempo tra economia e società, tra sviluppo e territori”.

“La biodiversità – spiega Mariella Morbidelli, responsabile del Laboratorio del cittadino – è ritenuta una componente essenziale degli ecosistemi ed è possibile affermare che il benessere delle generazioni attuali e future dipende in gran parte dalla sua salvaguardia. Dalla biodiversità naturale provengono tutti gli animali e le piante presenti nel mondo agricolo che nel loro complesso costituiscono l’agrobiodiversità. L’attività agricola ha determinato nel tempo la modifica degli ecosistemi naturali, trasformandoli e riorganizzandoli in sistemi in cui l’equilibrio tra gli elementi naturali è diverso da quello originale, proprio a causa dell’incidenza delle attività umane sull’ambiente. In particolar modo, l’auspicata crescita economica che contribuisce all’eradicazione della povertà e che orienta la costruzione di nuovi “agroecosistemi”, deve essere perseguita in modo socialmente equo e sostenibile dal punto di vista ambientale”. Da qui dunque l’iniziativa castiglionese che ha favorito un confronto e un approfondimento degli orientamenti proposti in Umbria, valutandone azioni integrative e migliorative, anche con le esperienze del contesto nazionale ed europeo.