La Cooperativa Pescatori del Trasimeno, fondata nel 1928 e simbolo del borgo di San Feliciano, sta affrontando la crisi più grave della sua storia. Nei giorni scorsi i vertici hanno annunciato l’avvio della procedura di licenziamento collettivo per i dipendenti, che non ricevono stipendio da agosto. Le attività principali, tra cui due rivendite e il laboratorio di trasformazione del pesce, sono già cessate, e restano in funzione solo il ristorante Locanda dei Pescatori e alcune operazioni minime.
Secondo le dichiarazioni di alcuni lavoratori che Trasimenonline ha contattato, le cause della crisi sono molteplici. “Da un lato ci sono stati fattori climatici e una gestione insufficiente del lago. Dall’altro, l’apertura del ristorante ha comportato enormi spese per costruzione, arredamento, assunzioni, acquisti e bollette, aggravate da mutui e finanziamenti insostenibili”, ha spiegato un dipendente.
Il costo umano è pesante. Sono coinvolti tredici pescatori, due commesse, due sfilettatrici, un addetto al confezionamento, un magazziniere-autista e quattro dipendenti della Locanda. Tuttavia, pare che non tutti abbiano trovato spazio nel piano di rilancio. “Le sfilettatrici e altri storici dipendenti sono stati esclusi dalla nuova organizzazione, nonostante i sacrifici fatti per costruire questa realtà. È come se i nostri sforzi non contassero nulla,” ha lamentato un lavoratore. L’impatto sulla comunità locale è altrettanto devastante. “Qui, chi più chi meno, tutti discendiamo da famiglie di pescatori. La chiusura non è solo un problema economico, ma una ferita culturale per il borgo” ha commentato un altro dipendente.
Durante un’assemblea sindacale, è stato presentato un piano di rilancio che prevede la nascita di due nuove cooperative: una per la gestione della Locanda e l’altra per l’attività ittica, con il trasferimento del conferimento del pescato a Sant’Arcangelo. Questa prospettiva, però, ha suscitato preoccupazione tra i cittadini. “Il cuore della nostra attività è sempre stato San Feliciano. Spostare tutto altrove significa snaturare quello che siamo,” ha osservato un lavoratore con amarezza.
Il futuro della cooperativa dei pescatori e della comunità di San Feliciano resta in bilico tra il tentativo di salvare un pezzo di storia locale e le difficoltà di una transizione che lascia ancora molte persone senza risposte. Da ambienti vicini a Confcooperative, che sostiene il progetto di rilancio, sembrano arrivare voci fiduciose con l’obiettivo di reintegrare tutti i lavoratori e traguardare il centenario della cooperativa nel 2028.
Tuttavia, il clima resta teso. Molti accusano una scarsa trasparenza nella gestione della crisi, con il mancato coinvolgimento degli enti locali e della comunità. Per San Feliciano, il rischio è di perdere non solo un pezzo della propria economia, ma anche un simbolo della sua identità.